Contenimento VS immunità di gregge

Una famiglia allargata in un appartamento di tre camere, cucina e bagno. Una donna separata con un figlio di vent’anni avuto dall’ex marito. Il suo compagno vedovo con una figlia adolescente avuta dalla moglie defunta. Un bambino di sei anni della coppia. Il padre di lei, la matrigna di lui.
Nella camera della coppia la donna cerca di far fare i compiti al bambino sul ripiano del comò, mentre l’uomo armeggia con un computer sul letto per collegarsi con i clienti del lavoro. Nell’altra camera da letto il giovanotto sta strimpellando la chitarra mentre il nonno implora un po’ di silenzio per riposare. Nella sala da pranzo invece la ragazza sta chattando col cellulare sulla sua poltrona letto, mentre sull’altra la nonna (o si dovrebbe dire la nonnastra) sferruzza borbottando a maglia.
– Dai su! Non ti distrarre a guardare sempre fuori dalla finestra, finisci questi dannati compiti di matematica!
– Mamma, ma io voglio uscire!
– Non si può, lo sai benissimo!
– Ma solo un po’ per giocare a pallone sotto casa!
– No, è proibito! Poi arriva la guardia e ti porta via!
– Hai finito di terrorizzare il bambino?  – fa il padre distogliendo lo sguardo dallo schermo.
– Se non faccio così, non finirà mai i compiti!
– E al diavolo i compiti! È più importante il suo diritto all’infanzia!
– Non in questi tempi di restrizioni! Se poi entra in contatto con altri bambini infetti contagia pure i nonni e addio vecchietti!
– E magari! Non sarebbe poi una cattiva idea… così alleggeriamo un po’ la famiglia!
– Sei proprio un figlio snaturato… lo dici solo perché la tua matrigna non ti ha messo al mondo!
– Lo direi pure se fosse sangue del mio sangue, anzi forse a maggior ragione.
– Mio padre non lo sacrificherei per nulla al mondo, ci sono legata più che ai miei figli!
– È proprio qui che sbagli. Il futuro è dei giovani non dei loro nonni. Con una pandemia del genere bisogna fare delle scelte.
– Intendi dire questa cavolata dell’immunità di gregge che si sente in giro?
– Non è una cavolata, è l’unica via di uscita per non buttare alle ortiche tutto il Paese.
– Qui alle ortiche ci va solo il tuo cervello. Se andassi meno su Skype per vedere i tuoi colleghi e leggessi un po’ di articoli che sconfessano le bufale, ti renderesti conto che questa storia dell’immunità è una panzana colossale.
– Lo dimostrerà la Storia invece. Quando noi divorati dal panico, dopo esserci asserragliati dentro casa, ci ritroveremo sul lastrico e ancora più vulnerabili. Mentre quei furbi degli inglesi avranno rinforzato l’economia e irrobustito la popolazione, sacrificando solo le persone più inutili.
La donna si alza dalla sedia, lasciando andare il figlio a giocare nell’altra stanza.
– Sì. Forse hai ragione. Bisognerebbe iniziare a sacrificare le persone più inutili. A cominciare da te. Che manco hai capito che l’immunità di gregge è impossibile senza un vaccino. Ancor più con le infezioni tanto contagiose come questa.
– E perché mai?
– Perché per fare barriera devono essere tantissime le persone immunizzate e possono diventarlo solo se vaccinate e non certo lasciando sul campo migliaia di morti.
– Ci sarebbero tantissimi morti lo stesso, non per malattia, ma per fame. E in più un Paese distrutto a fronte di un altro che magari è più decimato ma molto più resistente.
– Avete finito di dire fesserie? – fa il giovane affacciandosi alla porta con la chitarra al collo. – C’è il nonno che si è vomitato di nuovo addosso.
– E allora perché non lo pulisci?
– A ma’, mica sono il suo badante!
– Sì, però ti fa comodo mangiare a scrocco in questa casa!
– Tu sta zitto, non provare nemmeno a parlarmi co’ ‘sto tono che ti stendo.
– A pa’, nonna dice che vuole la panna per fare il Montblanc, gliela posso andare a comprare? – fa l’altra ragazza piombando nella stanza.
– No, c’abbiamo già il frigo strapieno, non voglio buttare altri soldi!
– E dai, così vado a fare due passi, sennò divento isterica!
– Isterica mi fai diventare a me se vai in giro pure tu!
– Perché, chi altro vuole andare in giro?
– Beh non pensi che vada pure a me, che so’ pure più grande di te? – le fa il fratellastro.
– Ma tu hai la chitarra e ti puoi sfogare anche in balcone coi tuoi amici di fronte, invece io mi sono stufata di chattare con le amiche, voglio andare a correre!!!
– Bene, vai vai, che così ti fai gli anticorpi! – la incita il padre.
– Sì, e poi porta il contagio dentro casa e ci ammazza a tutti!
– A ma’ e non fa l’esagerata!
– Non è esagerata, è proprio fuori di testa tua madre!
– Tu datti una calmata e porta rispetto quando parli di lei!
– Allora posso uscire, ché nonna sta gridando come una forsennata che vuole la panna?
– Mo’ gliela compro io la panna per soffocarla! – fa l’uomo.
– Bravo, così ti porti avanti col lavoro e non ci pensa il virus! – gli risponde la donna.
– Aoh! Se qualcuno non si muove quello che soffoca è il nonno che continua a scatarrare… – incalza il giovane di ritorno dall’altra stanza.
Tutti si precipitano di là. La donna pulisce il padre tutto insozzato che continua a farfugliare frasi sconnesse. L’uomo cerca di calmare la matrigna che sferza i ferri nell’aria per ottenere la sua panna. Il figlio accende la radio e mette il volume a palla in tutta la casa. La figlia fa per uscire di soppiatto ma trova la porta aperta.
– Ma Vivuzzo dov’è?
– Come dov’è?
– Era con me poco fa!
– E l’hai lasciato andare così?
– Ma pensavo fosse con uno di voi!
– Mai visto da queste parti.
– Te l’avevo detto che era meglio che qualcuno uscisse!
– Ma perché non te ne vai tu da questa casa?
– E poi chi vi dà da mangiare a tutti quanti?
– Raga, io lo vado a cercare con la chitarra, magari sente la musica…
– Aspetta, vengo pure io con te, così ci dividiamo…
– Mio figlio, mio figlio! Ridatemi mio figlio!
– Tu pensa a tuo padre che si sta ancora strozzando di bile!
– La panna! Questa dannata panna! Portatemi la panna!!!




Complotti incrociati

Un appartamento di lusso al centro storico della città con affaccio panoramico sui tetti. Una grande parete a vetrata fa da sfondo a un salotto stile impero con specchiere alle pareti che ne amplificano lo spazio interno. Seduto a un tavolo in legno di quercia si trova un uomo attempato chino su alcuni fogli che compulsa nervosamente. In giro per la sala si agita una donna non meno avanti negli anni che lucida ossessivamente maniglie, spalliere e piani di appoggio.
– No, qui i conti proprio non tornano. Non è possibile tanta differenza di valori.
– Ma ancora con questi numeri? Lasciali perdere, ti ammattisci soltanto!
– No, non ci si crede… perché mai in Germania su circa 2.400 contagiati ci sono pochissimi morti, mentre in Italia su quasi 15.000 infetti ci sono più di mille morti?
– Beh, si sa, i morti del vicino sono sempre di meno.
– Non dire stupidaggini. Qui sotto sotto ci stanno fregando!
– Ma falla finita! Hanno dato un’infinità di spiegazioni a questo fenomeno.
– Ma nessuna mi soddisfa. Hai voglia a dire che siamo più vecchi, più malandati, più sfigati… c’è troppa distanza tra noi e gli altri Paesi europei.
– È perché facciamo i conti sbagliati! Lo dicono tutti che non usiamo i giusti denominatori!
– Sì vabbé… anche queste sono scuse… i morti sono morti, a prescindere dalla proporzione con i contagiati. E in Germania si contano sulle dita di una mano.
– Certo, perché se facessi meno somme e divisioni e ascoltassi più la radio come faccio io quando spolvero sapresti che in Germania ne sono morti un sacco per polmonite, ma non hanno fatto tamponi per non mandare la gente nel panico.
– Vuoi dire piuttosto per non fermare la macchina produttiva! Venderebbero l’anima al diavolo piuttosto che bruciarsi un punto del Pil!
– Beh, ora se la battono con la Gran Bretagna che vuole sacrificare la popolazione per farsi gli anticorpi! Quelli non puntano all’economia… ma all’immunità!
– Da gente che ha spadroneggiato in tutto il mondo non mi aspetterei di peggio! Ma non è questo il punto.
Lei si ferma un attimo dallo sfregamento compulsivo di metalli e ottoni.
– Ah, e quale sarebbe?
– L’estinzione della specie umana.
– Senti, non ti ci mettere pure tu con queste teorie apocalittiche. Già mi sta venendo la psoriasi alle mani per quanto strofino!
– Beh, puoi anche smettere, tanto i cinesi hanno già deciso tutto.
– Deciso cosa?
– La fine del mondo.
– Certo che tra tante bestialità che si sentono in giro questa senz’altro è la più assurda.
– Tutte le altre sono ancora più insensate. O meglio meno convincenti.
– Quali? Per caso l’attacco batteriologico dell’America verso la Cina per arrestare l’economia del Dragone?
– Già. Mai sentita una panzana più grande.
– E perché allora non la speculazione miliardaria da parte di Bill Gates su un vaccino già pronto da vendere al mondo?
– Questa poi è la più idiota che abbia mai sentito.
– Mentre credi sia più plausibile che la Cina abbia messo in giro il virus per poter esercitare il suo dominio su tutto il mondo?
– Beh, trovo sempre più originale l’obiettivo di estinguere la specie umana, ma senz’altro questa ha più fondamento.
– Sacrificando migliaia di morti e facendo colare a picco la sua economia?
– Migliaia di morti su un miliardo e mezzo di persone sono uno sputo e la sua economia si riprenderà in un lampo rispetto al resto del mondo.
– Stai fuori di testa. Troppi numeri ti hanno fritto il cervello.
– Intanto però nel giro di poche settimane noi siamo schizzati in testa alla classifica dei contagiati.
– Pensa un po’… proprio noi che avevamo aperto la via della seta con la Cina!
– Per questo c’è lo zampino di qualcun altro. Secondo me i nemici che ci vogliono far fuori sono intorno a noi.
– A cominciare dai nostri vicini che dall’attico non fanno altro che buttarmi le foglie secche sulle mie piante!
– I tedeschi non ci hanno mai perdonato di averli traditi alla fine della seconda guerra mondiale.
– Per non dire del giovanotto del terzo piano che in ascensore cerca sempre di stringermi contro lo specchio!
– Gli americani poi hanno mandato in forze le truppe nel nostro Paese per fagocitarci ancora di più.
– Il portiere poi non lo posso proprio vedere. Secondo me ci nasconde documenti importanti perché invidioso nel nostro lusso.
– I cinesi adesso con la scusa di aiutarci stanno monopolizzando anche le nostre risorse.
– Forse dovremmo vendere la casa. Mi aspetto che da un momento all’altro ci arrivi un pacco bomba.
– Zitta, non farti sentire. Ci sono spie dappertutto. Ci hanno chiuso qua dentro perché è più facile catturarci.
Lei si avvicina a lui e si siede sulle sue ginocchia.
–  Stringimi forte, se dovessero irrompere non lasciamoci separare.
– No, mai. Stretti, così, fino alla morte.




Ma di chi è la colpa?

L’interno del salotto di un’abitazione in un quartiere popolare di periferia. Un uomo è seduto in pigiama sul divano a leggere un giornale. Una donna è distesa su un tappetino poco distante a fare stretching. L’arredamento è essenziale, su un lato un tavolo da pranzo con delle sedie, sulla parete in fondo una libreria con più soprammobili che libri, sul lato opposto una parete che divide la sala dalla camera da letto.
– Te lo ricordi la guerra serbo-croata?
Lei si ferma e si mette seduta sul tappeto.
– Senti, già la situazione è difficile, ora cosa c’entra la guerra serbo-croata?
– No, dico. A un certo punto nemmeno gli avversari sapevano più com’era iniziato il conflitto. Ognuno dava la colpa all’altro di averlo iniziato per primo.
– E allora? Non mi sembra che questo abbia fatto una grande differenza.
– No. Però è sempre importante sapere chi ha iniziato per primo. Anche in questo
caso.
– Quale caso?
– Come quale caso? Il nostro!
– Vuoi dire chi ha avuto per primo l’idea di sposarci?
– Non fare la spiritosa. Questa è una cosa seria. Bisogna capire da dove è partito il
tutto.
– Ma dalla Cina, si sa. Tanto da lì parte sempre ogni infezione. Infatti circa ogni decina d’anni devono rompere i coglioni al mondo.
– Ma… non sempre parte tutto dalla Cina. L’influenza suina è partita dal Messico,
ad esempio.
– Già, l’eccezione che conferma la regola. Se è per questo ce la siamo presa pure con quei poveri crucchi per aver trasmesso il virus in Italia.
– Ma il punto è capire quale animale ha trasmesso il virus all’uomo. Ne hanno fatte tante di ipotesi. Quella più curiosa sembra che sia stato proprio il pangolino.
– No, senti, il pangolino proprio no!
– Perché no?
– Perché non mi sembra l’animale adatto per scatenare una pandemia del genere! È tutto corazzato di squame, si appallottola come un riccio ed emette pure acidi puzzolenti che lo fanno assomigliare più alle donnole o alle moffette!
– E solo per questo non potrebbe essere virulento?
– No, anche perché sono carucci e fanno tanta tenerezza.
– A beh, allora… peccato che la loro carne sia una prelibatezza per la cucina asiatica e le loro scaglie prodigiose per la medicina cinese.
– Ma che giornali leggi? Guarda che il pangolino è già stato superato da ben altre ipotesi!
– Va bene, va bene, chi te lo tocca il tuo pangolino!
– Prima sembrava che fosse partito tutto da un serpente, poi ormai l’animale più accreditato sembra essere il pipistrello…
– Solo perché è brutto e fa senso?
– Per i cinesi a quanto pare no, visto che ne fanno commercio anche nei mercati rionali.
– Comunque, se ti può consolare, pare che ora vogliano abolire il consumo di tutti gli animali selvatici.
Lei si alza dal tappetino e lo arrotola.
– E meno male, si sono decisi finalmente! Peccato che il virus intanto sia arrivato ai quattro capi del mondo.
– Beh, almeno non ci sarà una prossima volta…
– Senz’altro, anche perché se continua di questo passo mancherà la catena di trasmissione… Su andiamo a letto ora.
Lui esita un po’ sul divano.
– Ma che ci andiamo a fare, ormai non si può nemmeno più fare all’amore.
– Beh, tecnicamente si potrebbe. Sperma e mestruo non trasmettono il virus.
Lui si volta verso di lei con un lampo negli occhi.
– Allora magari.. potremmo anche un po’ darci sotto… che dici?
– No, perché solo sesso senza baci o umori mi fa tanto prostituta.
Lui si lascia andare sul divano, poi si alza a fatica.
– Ti stai proprio imbolsendo, sai? Se non fai un po’ di ginnastica come me diventerai flaccido.
– Detesto la ginnastica. Saprei io come tenermi in forma anche restando a letto…
– Dai su, che un altro giorno di arresto domiciliare è passato.
Entrambi passano nell’altra stanza e si mettono sotto le coperte.
– Allora buonanotte caro, io spengo subito la luce perché sono sfinita.
– Ma io non ho ancora sonno…
– Certo, non alzi mai le chiappe dal divano!
– No, è che ho troppi pensieri…
– Dai, tranquillo, andrà tutto bene.
– Vabbe’, se lo dici tu, andrà tutto bene.
Buio e silenzio totale per qualche minuto. Lei immobile come un sasso. Lui si rigira più volte sotto le coperte.
– Comunque non ci sono pubblicazioni internazionali.
Lei si volta assonnata verso di lui.
– Che cosa?
– No dico, non c’è nessuna letteratura scientifica.
– Ma di che parli?
– Beh… era solo una notazione a margine.
Lei accende la luce e si mette seduta sul letto.
– Ma ora che ti prende?
– Non lo so… forse è solo un mio vago pensiero…
– Ovvero?
– …..
– …..
– Ecco, volevo dire che…
– Che?
– Non c’è ancora nessuna attestazione accreditata a livello mondiale…
– Ma di che cosa???
– …..
– …..
– Che non sia stato il pangolino.