Favola nera d’Europa – Illustrata con dipinti di Otto Dix
C’era un tempo la piccola Europa,
che poi tanto piccola non era perché era l’unica al mondo.
Nel senso che a Ponente aveva solo mare a perdita d’occhio
e a Levante aveva solo terra illimitata e desertica.
Così cominciò ad allargarsi,
prima stringendo in una morsa tutto il Mediterraneo,
poi inoltrandosi nell’entroterra
verso altri mari del nord e altri monti dell’est.
Ma la piccola Europa, che intanto era diventata grande,
si era divisa in tanti piccoli stati
che gareggiavano a chi diventava più grande per mare e per terra.
Così si scatenarono guerre furibonde
per motivi politici, dinastici, religiosi
tra regni, nazioni, imperi che diedero vita
alla guerra degli hussiti e a quella dei boeri,
alla guerra dei cent’anni e a quella dei trent’anni,
alla guerra di devoluzione e a quella di successione,
alle guerre di religione e a quelle d’indipendenza,
alle guerre civili e a quelle dinastiche
alle guerre napoleoniche e a quelle jugoslave.
Ma la piccola Europa voleva diventare sempre più grande
e allora non si espanse solo nel proprio continente
ma si estese nel vicino Oriente e poi in quello medio e infine in quello estremo.
Poi puntò verso sud e si prese tutti i paesi sotto di sé,
dall’Angola alla Somalia, dall’Algeria al Congo,
dal Mozambico al Camerun, dalla Namibia alla Tanzania.
Ma il colpo grosso lo fece quando scoprì che dopo tanto mare verso ovest
c’era una terra lunga lunga che andava dal polo sud al polo nord,
così la occupò, la depredò, la colonizzò,
infliggendo schiavitù, stermini e distruzione.
Non contenta però la grande Europa arrivò a fare grandi guerre,
una più grande dell’altra, tanto che il grande paese dell’est
e il grande paese dell’ovest che ora aveva ai suoi lati
dovettero intervenire per liberarla da devastanti dittature.
E dopo due grandi sfracelli, con annessi orrori e genocidi,
il grande paese dell’est e il grande paese dell’ovest
non si fidarono di lasciare la povera Europa riprendere la carneficina
e allora la spaccarono in due metà e se ne presero una per ciascuno.
Ma in breve il grande paese dell’ovest
inglobò sempre più paesi sotto la sua protezione
e il grande paese dell’est sfondò i propri confini
per riprendersi le terre vicine.
Così la grande Europa, che intanto era tornata piccola piccola,
invece di difendere la pace per la quale si era unita
alimentò la guerra contro il grande paese dell’est,
contando di essere difesa dal grande paese dell’ovest.
Ma quello si era stufato, non aveva più mire espansionistiche
in altri continenti, ma solo nel proprio.
Tant’è che la piccola Europa,
terrorizzata che il grande paese dell’est la volesse invadere tutta
e il grande paese dell’ovest la volesse abbandonare a sé stessa
decise di armarsi fino ai denti,
per diventare anche lei un grande paese del mezzo
capace di battere il grande paese dell’est
facendo a meno del grande paese dell’ovest.
Ma per quanto si armasse,
per quanto costruisse missili e bombe,
per quanto si indebitasse per uomini e mezzi,
il grande paese dell’est non la invase
e il grande paese dell’ovest non la abbandonò.
Il primo la teneva sotto scacco con la minaccia dell’invasione territoriale,
il secondo la teneva sotto scacco con il controllo del monopolio economico.
Ma la piccola Europa ormai doveva consumare tutte le armi che aveva pagato
e non potendole usare fuori dai propri confini le rivolse al suo interno.
Così, sempre più piccola e sempre più divisa,
tornò a fare guerre tra nazioni e guerre tra popoli,
guerre tra contrade e guerre tra faide,
guerre di fede e guerre di razza,
guerre di quarantasette, ottantacinque, centodieci anni,
fino a ridursi in un immenso cumulo di macerie
che nessuno aveva più voglia di rimettere in sesto.
Infatti il grande paese dell’est e il grande paese dell’ovest
si misero d’accordo per non ricostruire più nulla.
Fecero della vecchia Europa una sconfinata terra di nessuno,
smilitarizzata e desertica, per evitare ennesimi disastri.
Ormai erano diventati paesi immensi e pacifici:
un continente di mezzo per sempre imbelle e neutrale
era sufficiente a garantire egemonia, prosperità e pace
alle loro incontrastate e impareggiabili autocrazie.
Bella Storia!! La Germania che si riarma mi mette paura…
Anche a me. Incredibile come in fatto di (ipotetica) minaccia bellica da parte della Russia si ricompongano subito gli assetti novecenteschi: l’asse antibellicista dell’unione europea (franco-tedesca, ricordi quante volte Francia e Germania si sono opposti all’interventismo Nato?) si spacca e si ricompone nell’asse anglo-francese dotata di testate nucleari e di spirito belligerante, mentre la Germania corre da sola agli armamenti, forte di dare fondo a un ampio debito a disposizione. La Russia riesce in questo: spacca l’Europa che si ricompone in vecchi assetti sinistri.