Miscellanea d’Anima

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1. SORPRESA A CAPODANNO   31-12-2016

Ho obbedito. Perché voi cosa avreste fatto al posto mio? No, dico sul serio. Mica si scherza con quella. Già ho passato quel che ho passato. Ci manca solo che mi metta a contrastarla. Così ho preso baracca e burattini e son salpata. Mandando all’aria tutti i progetti per capodanno. Ed è stato un tuffo nell’infanzia, quando bambina venivo con i miei genitori per le feste natalizie ad alloggiare da Lino all’Hotel Imperia. Da allora non sono più tornata d’inverno sull’isola. E quest’anno che ci sono stata solo in autunno e in primavera non ho resistito a tornarci anche adesso. Chiedendomi tutto il tempo perché non l’ho fatto tutti gli anni. Forse perché non c’era ancora l’anima che pretendeva, minacciava, si imponeva. Ditemi voi se non ho fatto bene a lasciarla qui. Così ho trovato rifugio nell’entroterra dell’isola per farle una sorpresa il giorno dopo quando meno se lo sarebbe aspettato. E adesso senza farmi sentire sono penetrata in casa e l’ho sorpresa alle spalle.
Eccola qua! La riconoscete? Stavolta si è degnata di girarsi verso l’obiettivo con il gomito appoggiato sulla ringhiera. Sì lo so, la posso vedere solo io ma almeno provate a immaginarla… ha la bocca larga di Julia Roberts, gli occhi spalancati di Emma Stone, l’aria diafana di Marlene Dietrich, il piglio sbarazzino di Bette Davis, l’insolenza capricciosa di Marylin Monroe, il divismo tenebroso di Lauren Bacall. Insomma la solita insopportabile bastarda che appena mi ha visto tutta emozionata andarle incontro per riabbracciarla ha biascicato con fare dinoccolato: ah, sei tu, di nuovo qui? Per la verità non ti aspettavo ma non ti preoccupare, se proprio ci tieni puoi anche fermarti un paio di notti, ma non di più, di grazia, perché non sono abituata a ricevere ospiti fuori stagione… sigaretta?

2. CAZZIATONE PASQUALE  5-4-2017

Ma, dico, stiamo scherzando? Mi urla al telefono. Mo che è ‘sto libro che hai tirato fuori? Cosa c’entra adesso, c’ero prima io! Non strillare, le dico, che mi rompi il timpano! Mo vengo lì e ti rompo le ossa, altroché! Non ti sono bastate quelle che ti sei rotta st’estate? Senti, datti una calmata, le ingiungo spazientita, non è il caso di fare tutta questa scenata! Non è il caso? Ma ti rendi conto? Io è un anno che aspetto il mio turno e mo’ arrivano le trilogie! Ma che so’ ‘ste trilogie? Vuoi mettere le mie novelle? Incalza inviperita. Intanto le tue novelle le ho scritte io, poi questa estate è andata come è andata e ormai sono invecchiate. Ma sei invecchiata te! Che non lo so che sei caduta apposta perché eri invidiosa e temevi che ti rubassi la piazza? Ma smettila di dire stupidaggini! Taglio corto io. Le trilogie sono fresche di stampa e vanno giocate subito. E non potevi giocarti prima me? No, perché le presento alla lega dei diritti dell’uomo. E perché non ci può essere pure una lega dei diritti dell’anima? Non mi risulta l’abbiano ancora inventata, le soffio nell’apparecchio. E allora vengo subito lì e ti boicotto l’evento! Mah, mica sarebbe una cattiva idea, così me lo movimenti un po’… Te lo faccio saltare per aria, altroché, così impari a far saltare me! Sbraita come un’ossessa. Ma no che non ti faccio saltare, la rabbonisco, sto preparando per maggio un evento tutto dedicato a te, ho trovato pure un’interprete che ti somiglia come una goccia d’acqua! Impossibile, risponde stizzita, io non ho sosia e nessuno mi può imitare! E invece ti inganni, vedrai, ti sorprenderò, le sussurro serafica. Ma non vedo perché intanto dovrei essere scavalcata da ‘ste trilogie del cavolo! Un’accozzaglia di storie che non ci azzeccano niente l’una con l’altra! Mentre le mie novelle sono una sinfonia al confronto! Che suoneremo a suo tempo, chioso io, adesso però lasciami lavorare. Ma non finisce così, ne va della mia dignità di spirito! Vabbé, mo’ ti saluto, eh? Un anno in panchina e poi mi trovo scalzata da quattro scritti messi in croce! Falla finita che butto giù! Roba che senza di me non saresti nessuno! Sono ancora nessuno malgrado te! Perché non mi hai fatto gli onori! Che ora ti faccio salutandoti! Se solo mi avessi dato lo spazio che meritavo! Te ne ho dato pure troppo! Macché, mi hai trattato come una pezza da piedi! Ti ci tratto ora se non la smetti! Ma vedrai di cosa sono capace, non immagini nemm… Ho abbassato. L’anima è eterna, la mia pazienza no.

3. LA RIVOLTA DELLE FEMMINE   26-4-17

Eppure sono una scrittrice. Avrei dovuto saperlo che aumentando i personaggi s’incasinava tutto. Da quando sono arrivata l’anima si è piazzata su Cabiria e non scende più. Pretende che la scorrazzi in lungo e in largo con la testa fuori dal finestrino per provare l’ebbrezza della velocità. Vuole dimenticare la mortale staticità dell’orizzonte, dice, e conoscere finalmente come è fatto il mondo. Sta fresca, dico io, se crede che me la porti appresso ovunque vado, e chi la regge! Un conto è portarla su Olimpia in mezzo al mare, se scoccia al più la butto in acqua e poi si arrangia a tornare a nuoto. Ma per strada non posso scaricarla, non perché mi dispiaccia per lei, ma perché se la trova qualcuno poi ce l’ho sulla coscienza. Inoltre la povera Cabiria ha già gli occhi di fuori, è nata come citycar automatica e tutte quelle curve in saliscendi non le vanno proprio giù. E che? Una nasce per il traffico in città e poi viene catapultata a fare le cento curve sopra un’isola? Con un diavolo d’anima poi che pretende di fare la formula 1 lungo costa? E come se non bastasse c’è pure Olimpia che protesta perché son quasi due anni che non vede il mare. E per un natante è davvero inaccettabile. Ormai ha la muffa su tutta la chiglia e il muschio fino in punta al rostro. Scalpita perché vuole essere messa a mollo e non vede perché debba essere scalzata da un chiattone sulle ruote che non sa più dove girare. Ma non sa che ormai l’anima la snobba e pretende domani di andare a fare il rally fuoristrada. Cabiria al solo pensiero minaccia di piantarsi in curva e fare un testa coda. Olimpia impreca che al primo mare aperto si lascia andare a fondo. L’anima mi intima di mandarle a quel paese e fare come dice lei. Io domattina vado in agenzia e mi vendo casa.

 4- PRIMA PRESENTAZIONE – TEMIBILE DEBUTTO

Mi domando qual è la colpa. Anche a un innocente gli si legge il capo di imputazione prima di infliggergli la pena. Invece a me no, mi si impone la condanna senza dirmi che male ho fatto. L’estate scorsa avevo il corpo in frantumi. Questa estate ho l’anima in tournée. E francamente non so cosa sia peggio.
La fai finita con questi attacchi retorici? Mi soffia lei sul collo. Tanto non fanno più presa su nessuno! Piuttosto datti una mossa che dobbiamo andare fino a Capoliveri! Vabbe’ ma è tra due giorni, le faccio, mica ci andiamo a piedi! Ho capito, ma a me non piace farmi aspettare e poi mi devo ancora preparare per il pubblico, che dici mi metto in lungo col filo di perle o va bene anche un vestito anni trenta più sbarazzino? Già non la sopportavo prima, ora che si crede pure una diva del cinema muto è davvero insostenibile. E che gente ci sarà a Capoliveri? Incalza sempre più eccitata, giovani discotecari, pensionati indolenti, famigliole con infanti o avventori incuriositi? Tanta grazia se ci sarà qualcuno per sentire le tue storie, le fiato addosso io, e comunque vedi di non fare casino perché questo è il nostro debutto e se qualcosa va storto pregiudichi anche le presentazioni negli altri comuni e io ho una reputazione da difendere su quest’isola! Ah, ah, ah! Allora stai fresca! Io non rispondo di nulla, soprattutto quando sono in trasferta, lo sai bene quanto possa essere imprevedibile… mi risponde esaltata con un ghigno satanico.
Mi correggo, la so. So qual è la colpa. Quella di averla inventata. Ho creato un mostro che non solo non so più distruggere, ma che ora mi governa come fosse lei il manovratore. E per questo errore, immenso, capitale, non c’è pena che possa essere adeguata.

5. SECONDA PRESENTAZIONE – L’AFFRONTO

Ma ti è andato di volta il cervello? Cos’è questo obbrobrio, questa mostruosità, questo aborto della natura? Mi sento urlare nell’orecchio ancora con la testa sul cuscino. È buio pesto e lei mi sventola sulla faccia la locandina incriminata. Non si poteva immaginare un accrocco peggiore, una contaminazione più impura, un accostamento più indecente! Un affresco dell’800 con una schiuma informe, l’eleganza delle rovine con la rozzezza di macchie incolori, la maestosità dei velieri con l’inquietudine di sconquassi marini! Se non taci ti sconquasso io! Sbotto di colpo saltando sul letto. Mica esisti solo tu! Ora solo perché mi sono inventata due cavolate sul tuo conto ti senti sovrumana! Io SONO sovrumana per tua norma e regola, mi ribatte piccata. E come tale non intendo essere confusa con altri personaggi non spirituali. Di spirituale non so proprio cosa tu abbia, la rimbecco io. Ti ho fatto più umana, instabile, volubile, capricciosa, tirannica, esuberante di qualsiasi altro personaggio delle mie storie. Ma nessuno ha avuto il mio successo! Torna alla carica lei. Non ti montare la testa, c’è chi ha lasciato più il segno. Ma vaneggi? Non c’è nessuno che può reggere il confronto! Purtroppo ce ne sono diversi e tra il tuo libro e l’altro non c’è partita. Tu deliri. Vuoi confrontare un poema armonioso tra corpo e anima con un caos di isole, città, assurdi, nonsensi, paradossi? Voglio confrontare la tua evasività con l’attualità, l’impegno, la serietà, il confronto. Che palle! È chiaro che sbanco tutti, taglia corto lei, d’estate poi, con questo caldo, la gente vuole ridere mica angosciarsi, vuole divertirsi mica darsi le chiodate in testa! Se non ti stai zitta te la do io una chiodata in testa! Urlo esasperata. Mi stai rovinando tutto il lancio della presentazione! E sai che roba, tanto ti rovino tutto la sera stessa, prova solo a parlare dell’altro libro e ti boicotto l’evento! Ma questa è una minaccia! No, una promessa. Sei una criminale! No, una terrorista. Ma perché mai le ho dato un’anima???

6. TERZA PRESENTAZIONE – ALIEN

Incredibile. Pensavo il contrario. Invece no. Di solito quando vuole attirare su di sé l’attenzione sparisce. Ha sempre fatto così. È il suo modo di darsi importanza, di creare suspense, di inventarsi un punto di svolta sempre ad effetto. Così anche stavolta che gioca in casa, è la sua serata, si presenta il libro in piazza, mi ero preparata a una sua botta di testa con eclatante sparizione.
Invece è accaduto tutto l’opposto. Anziché svanire si è ESPANSA. Come avesse avuto una reazione allergica si è gonfiata tutta, è aumentata di volume e di peso, tanto da permeare tutti gli ambienti, dal terrazzo si è dilatata fin dentro la sala, ha straripato nelle stanze, è fuoriuscita dalle finestre, ha debordato dalla passerella, ora pencola sulla strada e si srotola lungo le scale.
All’inizio ero preoccupata per lei, non capivo cosa le stesse accadendo né come potessi aiutarla, poi mi sono spaventata per me, ha cominciato a mancarmi l’aria, la luce, lo spazio vitale, mi son detta no, non posso morire soffocata dall’anima. Così annaspando in questa materia informe che stava diventando sempre più densa ho guadagnato l’uscita boccheggiando come una che riesce a scampare a un incendio. Ma quando mi sono voltata ho visto che dalla casa non divampavano fiamme ma lingue di spuma bianca che tracimavano da ogni anfratto.
Anima mia, ma che ti è successo… Ho biascicato atterrita con un filo di voce. Non so, mi ha risposto lei con un tono ovattato, mi è preso così… sarà l’effetto di andare in piazza dopodomani… Ma come credi di andarci se non ti sgonfi? Temo che dovrai tenermi occupate almeno le prime sei file della platea. Ma quali sei file, un altro po’ mi fai scoppiare la casa! Ma no, se mi prendo qualche antistaminico magari mi sgonfio un po’…
Alzo gli occhi al cielo. Sono fuori casa, sento le intercapedini che scricchiolano sotto la pressione crescente, non so come contenere il fenomeno, devo cercarmi un posto dove dormire e tra due giorni andare in piazza con una massa espansa che trasuda anche dai muri. E sono proprio questi i momenti in cui vorrei sparire per sempre.

7. QUARTA PRESENTAZIONE – LA DIETA

Hai finito di pesare tutto? No, devo stare attenta a quello che mangio, non ho ancora raggiunto il mio peso forma. Ma quale peso forma? Non ce l’hai nemmeno una forma! Lo dici te. Il mio dietologo mi ha detto che devo pesare esattamente 21 grammi, non uno di più non uno di meno, e io dopo l’espansione della settimana scorsa peso ancora due etti e mezzo! Mi piacerebbe che fossero due etti e mezzo di bresaola così ti mangerei con la rughetta! Spiritosa, intanto mi hai fregato di nuovo, anche domani mi confondi con l’altro libro! No, è l’altro libro che si confonde con te e ancora mi chiedo perché ti ci ho messo in mezzo. Perché di me non puoi fare a meno, hai visto che successo l’altra sera? Già, merito di chi ha avuto la pazienza di parlare di te. Sei solo una povera invidiosa, ora vattene che devo fare la dieta.
E si rimette con i bilancini da farmacista a soppesare chicchi di riso e granelli di zucchero. Io me la guardo e penso quando era solo dentro di me e non l’avevo ancora fatta uscire dandole appunto una forma. Mi fa tenerezza dopo tutto, ormai è autonoma, ha un suo carattere, una sua identità, ma è pur sempre una mia creatura. Come non volerle bene? Così la lascio fare e me ne vado di là.
Dopo un po’ la sento accorrere, in effetti un po’ imbolsita, e col fiato corto mi fa: comunque la storia non finisce qui. E no. Mica si può chiudere con un duetto di libri. Voglio un’ultima esclusiva, almeno sull’isola. Quindi trova un’altra piazza, che sia al Cotone, o in un altro paese, in cima al monte o su una spiaggia, io voglio il mio pubblico, tutto per me, da non spartire con nessuno, tanto meno con altri tuoi
scritti! E trotterellando tutta cellulitica se ne va.
Mi è pure ingrassata ed è sempre più petulante. Un ego immenso e una coscienza minuscola. Svenevole e prepotente. Inafferrabile e spossante. Qualcuno la vuole?

8. INCUBO D’ANIMA   29-4-2018

E vabbe’, che devo fare. C’ha pure ragione, ma proprio non ce l’ho fatta. Ed è la prima volta che capita dopo tanti anni. Ma credete l’abbia passata liscia? State freschi! Alle due di notte mi ha chiamato per farmi il puntuale cazziatone. Hai finito di sparare cavolate su Sorrentino? Ma cosa aspetti? Perché non sei ancora venuta? Ho da fare quest’anno, non sono riuscita a liberarmi… le rispondo a occhi chiusi con un filo di voce. Ma cosa puoi avere da fare tu che non combini mai niente! È difficile avere un’anima che non ti stima, ma dato il sonno mantengo anche la calma.
Seppure ti possa sembrare strano ho impegni di lavoro, non posso prendermi giorni di ferie. Il tuo unico lavoro è quello di venirmi ad arieggiare la casa, è tutto l’inverno che è rimasta tappata! Non ti preoccupare, ora te la vengono a stappare degli amici, le mormoro sorniona. Quali amici? Mica mi manderai gente che non conosco! Solo qualche giorno, dai, così non sentirai la mia mancanza. Ma non se ne parla nemmeno, con gli intrusi non ci sto, io me ne vado! Ma dove vuoi andare, conosci un posto migliore di quello? Qualsiasi altro posto pur di non avere gente tra i piedi, persino a Roma da te! Non ti ci provare sennò questa volta ti accoppo sul serio, le intimo. E invece ci vengo, ci vengo, ci vengo, così t’impari! Mi canzona capricciosa come una bambina. Accomodati pure, la sfido, ma stavolta se suoni non ti verrà aperto. Perché tu credi che abbia bisogno di entrare per renderti la vita impossibile? Mi sussurra ferale. Te la rendo impossibile io se non la fai finita! Vedrai, vedrai… insiste. Allora stacco il filo di colpo e faccio finta che non ci sia più la linea. Poi mi rimetto a dormire. E sogno lei che caccia i miei amici, abbandona la casa aperta al pubblico saccheggio, piomba in città mettendomi in croce, mi fa perdere il lavoro e la possibilità di pagarmi l’affitto, mi costringe a trasferirmi con lei in una casa spoglia sul mare, continuandomi a sussurrare all’orecchio “te l’avevo detto, te l’avevo detto…” Ma perché Iddio ci ha dato un’anima?

9. SARDINE VS SALVINI   1-12-2019

Ma ti avevo detto di andare in piazza con le sardine! E ci sono stata! Bella piazza devo dire, allegra, colorata, ricca di interventi, ho cantato pure Bella ciao… ma poi sai come sono curiosa e allora sono andata anche al comizio del Capitano. Ma ti prego, non ci posso credere… E invece era interessante. Un uomo solo che pontificava sul palco sopra uno stuolo di gente adorante invocando i principi della democrazia, guarda che ci vuole talento, sai? Ma fammi il piacere! Ho sbottato al telefono. E poi non è vero che banalizza, come si dice in giro. Dice proprio un mare di banalità, che è diverso. Va dritto al punto, si fa capire, eccita gli animi, fomenta il consenso, mica è da tutti, sai? Senti, se non la finisci di dire cavolate ti sbatto il telefono in faccia! E poi alla fine del comizio mi sono spinta anch’io sotto il palco per farmi un selfie con lui… Ma stai scherzando??? Quasi mi è caduto il telefono di mano. No, no. Ma è stata dura, sai? C’era un parapiglia che non ti dico e io che sono pure un po’ evanescente cercavo di fare capoccella tra un adoratore e l’altro, ma non so se sono venuta tanto bene, vuoi che ti mandi la foto? Ma io ti rinnego, ti diseredo, ti tolgo l’infinito a vita, ovvero per l’eternità! Ma posso avere un’anima che si fa un selfie con Salvini??? Ho urlato con le vene ingrossate nel collo. Come sempre non capisci niente, mi ha ribattuto stizzita, e comunque il selfie era solo un pretesto. Cioè? Le ho fatto sempre più allarmata. Niente… nella calca generale ho approfittato di infilargli nella saccoccella della felpa che gli hanno regalato un fogliettino… Un fogliettino? E cosa ci hai scritto??? No, una cosina mia… Una cosina tua? Ho balbettato impallidendo. Ecco, ti volevo dire… se per caso dovessi ricevere una querela dal segretario del più grande partito nazionale… beh sappi che, davvero, l’ho fatto con tutta l’anima… Ricordo solo il tonfo del telefono che cade. Poi buio.

10. VIRUS PRODITORIO   28-3-2020

Doveva succedere, prima o poi. Mi chiama al telefono, al mattino presto, col solito tono perentorio. Avete finito di fare casino? Senti, lascia perdere, le faccio, già la situazione è tanto difficile, mo’ non ti ci mettere pure tu. No dico, una sciagura peggio di questa non ve la potevate inventare! Infatti ci siamo laureati apposta, le rispondo io cercando di tenerle testa. Ma roba da chiodi! Uno fa una cena con gli amici a base di alette di pipistrello fritte e nel giro di un lampo è pandemia, ma siete proprio arrivati alla frutta! Facile dirlo, per una fatta d’aria come te che non può manco prendersi il virus! La incalzo. E ci mancherebbe pure altro, però sto qui lo stesso inchiodata davanti all’infinito come se fossi in un’eterna quarantena! Beh, la farei pure io una quarantena così, senza manco il rischio di ammalarmi, bofonchio. Invece deve essere molto più fico farla a Roma, almeno te la godi tutta vuota! Non te la godi affatto se non vuoi prenderti 3000 euro di multa, la rintuzzo. E vabbè, ma una come me quando l’acchiappi! Come un drone sorvolerei tutta la città e se vuoi ti faccio pure qualche foto! Quello che voglio è che te ne stai buona là, pregando che un giorno ci rivedremo. Come un giorno? Non vieni a Pasqua? Quale? Quella del ’21? Vabbè, ma almeno a qualche ponte! Quale? Quello dell’Immacolata? E dai su, devo aspettare fino all’estate? Se Dio vorrà! Ma stai scherzando? Ti vengo a prendere con la forza! Sì, così rimaniamo tutte e due agli arresti domiciliari! Le faccio terrorizzata. Embè, che male c’è? Tanto non vai più da nessuna parte, ti intrattengo io finché non ci liberano e ci divertiremo un sacco! Fa lei tutta eccitata. Penso nell’ordine: meglio una multa, l’arresto, beccarmi il virus. Meglio dirle che arrivo a giorni, che Olimpia è pronta per il varo, che passeremo insieme un’estate memorabile. E lo faccio. Pur sapendo che illuderla sarà molto peggio che non rivedere il mare.

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