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O l’Elba o morte. Perché l’isola non sia solo natura ma anche cultura e possa valorizzare tutte le sue ricchezze, anche quelle meno immaginabili. Non solo Cavoli e la Biodola ma anche il Volterraio e Forte Falcone. Non solo rocce a picco e acqua cristallina, ma anche festival, corsi e avvenimenti.

1“O Roma o morte”, diceva Garibaldi in occasione della partenza dei garibaldini dalla Sicilia per risalire la penisola fino a raggiungere Roma e liberarla dal potere temporale della Chiesa, solo due anni dopo la spedizione dei Mille. Perché all’epoca combattere per la libertà di un popolo e per l’unità del Paese era una questione di vita o di morte.
Così quando penso all’isola delle mie origini, cui sono legata da un sentimento ancestrale, mi viene da dire “O l’Elba o morte”, tanta è la mia dipendenza fisica e la mia affezione morale che mi rende quel luogo inalienabile. La mia stessa identità appartiene all’isola, non saprei immaginarmi senza di lei, al punto che non vivendoci vi ho lasciato la parte più profonda di me, l’anima. Cosicché le appartengo come può appartenere un corpo a un’anima. E questo non vuol dire viverci, vuol dire amarla aldilà del proprio vissuto.
3Ma anche l’isola ha un’anima, assolutamente irriducibile. E quell’anima non è rappresentata solo dalla sua intrinseca bellezza. Perché l’Elba non è solo natura. Non è solo gli splendidi paesaggi. Non è solo la mirabile sinfonia tra mare, cielo, spiagge, monti, boschi, paesi. Non è solo l’arte di certi affreschi o l’archeologia di certi ruderi. L’Elba è anche una dimensione esistenziale, fatta di pensiero, sensibilità, passione, umanità e soprattutto cultura. Non solo perché vi hanno vissuto e operato tanti artisti e tanti autori, ma perché vanta tradizioni di festival musicali, eventi teatrali, rassegne cinematografiche, incontri culturali, premi letterari da far invidia a tante metropoli che non soffrono l’isolamento del mare.
Tutti fenomeni che nutrono il tessuto umano e sociale dell’isola e ne alimentano anche il turismo e l’economia. Per questo la cultura dovrebbe essere tanto preziosa all’Elba quanto lo è la sua natura, proprio nell’ottica di caratterizzarne l’identità attraverso l’interazione tra i diversi comuni e non il loro antagonismo competitivo. Una cultura che possa valorizzare l’intero territorio e non sprofondare in ottusi particolarismi o in sterili polemiche. E naturalmente una cultura non fatta solo di eventi ma anche di formazione, condivisione, scambio, apertura.
5Credo nel mio piccolo di aver apportato un contributo allo sviluppo culturale dell’isola conducendo l’anno scorso dei corsi di scrittura creativa a Portoferraio rivolti sia agli isolani che ai villeggianti, così come quest’anno terrò altri incontri sempre sulla scrittura presso le scuole di Marciana Marina in modo da coinvolgere direttamente la popolazione studentesca. Ed è un vero piacere per me portare la mia esperienza qualificata in contesti diversi da quello metropolitano, proprio perché ho potuto constatare che esiste un grande interesse da parte della popolazione isolana nel mettersi in gioco e confrontarsi con altre realtà.
Per questo a mia volta sogno un’Elba in cui rifugiarmi non solo per perdermi nel suo mare, per trovare ristoro al corpo e per ricongiungermi con l’anima. Sogno anche un’isola in cui non veda l’ora di arrivare per partecipare a iniziative, assistere a spettacoli, collaborare a progetti. Sogno un’isola per la quale varrebbe la pena di morire non solo per rivedere il suo mare, che comunque già mi appartiene, ma per conoscere cose che altrove non potrei trovare. Questo è il mio sogno “risorgimentale”, dove un’isola possa prendermi non solo il cuore ma anche la mente.

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