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Omaggio a Pier Paolo Pasolini composto nel quarantennale della sua morte

Pasolini poeta, narratore, regista, drammaturgo, critico, intellettuale. Tutte le sfaccettature dell’opera di Pasolini nella sua pluralità di linguaggi e nella sua profondità di contenuti. Dieci omaggi alla sua poesia, ai suoi romanzi, al suo cinema, al suo teatro, ai suoi articoli, con una riflessione sul pasolinismo e un uno “scherzo” in versi per ricordare l’importanza della sua opera assai più che il mistero della sua morte.

1. STORIE DELLA CITTÁ DI DIO

A me, sopra ogni cosa, manca Pasolini. Gli ho dedicato gli anni del mio dottorato di ricerca e rimane l’autore che conosco meglio dopo Shakespeare. A una decina di giorni dall’anniversario del suo assassinio, in questo periodo di commemorazione per il quarantennale, desidero tributargli un mio personale omaggio, pubblicando ogni giorno un brano della sua opera, magari un po’ distante da quelli più “canonici”. E in tempi di processi per mafia capitale, carica di sindaco vacante e imminenze giubilari vorrei iniziare proprio da come percepiva la “città di Dio”.

Roma malandrina

Storie della città di Dio(…) La sua bellezza è naturalmente un mistero: possiamo pure ricorrere al barocco, all’atmosfera, alla composizione tutta depressione e alture del terreno, che le dà continue inaspettate prospettive, al Tevere che la solca aprendole in cuore stupendi vuoti d’aria, e soprattutto alla stratificazione degli stili che a ogni angolo a cui si svolti offre la vista di una sezione diversa, che è un vero trauma per l’eccesso della bellezza.
Ma Roma sarebbe la città più del mondo se, contemporaneamente, non fosse la città più brutta del mondo? Naturalmente bellezza e bruttezza sono legate: la seconda rende patetica e umana la prima, la prima fa dimenticare la seconda.
I punti della città solo belli, e i punti della città solo brutti sono rari. Quando la bellezza si isola ha qualcosa di archeologico nel miglior caso: ma più spesso è espressione di una storia non democratica, in cui il popolo è lì a far colore, come in una stampa del Pinelli.
E così – al contrario – la bruttezza, quando si isola, e giunge fin quasi all’atroce, non è mai completamente depressiva e scostante: la fame, il dolore vi sono allegoria, la storia è la storia nostra, quella del fascismo, della guerra, del dopoguerra: tutta tragica, ma in atto, e per questo piena di vita.

2. ATTI IMPURI – AMADO MIO

Prima che fosse accusato di «corruzione di minori e atti osceni in luogo pubblico», allontanato dalla scuola media dove insegnava in Friuli ed espulso dal PCI «per indegnità morale e politica», tra il ’46 e il ’48 Pasolini scrisse due brevi romanzi, Atti impuri e Amado mio, in cui intreccia ricordi di guerra, turbamenti spirituali, paesaggi primitivi e pulsioni sessuali, sempre combattuto tra desiderio, possesso e senso di colpa per quello che era il suo vero scandalo: l’omosessualità diretta perlopiù verso i fanciulli.
Prima di scoprire la borgata romana questi sono alcuni suoi passaggi più carichi di lirismo, pudore e disincanto.

Atti impuri

Atti impuriEgli, quella sera, era di una bellezza da potersi toccare come un oggetto: una luce dorata e minerale che splendeva all’interno del corpo, accendendo più la sua carne molle e tiepida che i suoi occhi. Sotto la lampada elettrica e contro il biancore delle lenzuola, le sue pupille erano divenute più cupe, trascolorando l’azzurro in un indaco velato di rosa. E splendevano, avide… Infatti io lo accarezzavo senza posa, giocando col suo piccolo corpo perfetto…
Sì, mi pareva che tutto tra me e Nisiuti dovesse restare inespresso. C’erano giorni e giorni in cui io ero tutto in lui, in cui ero null’altro che un suo sorriso, una sua espressione. A me erano rimasti solo gli occhi per contemplarlo, per andare al di là del suo bruno-rosa, dell’onda nera dei suoi capelli, della sua pupilla affettuosa e tiepida.
Eravamo ambedue in balia del nostro reciproco amore: il mio furioso, conscio, impuro, il suo, benché purissimo, non meno esclusivo. In lui certo prevaleva un affetto appassionato, che lo avvicinava a me forse ancor più di quanto io fossi avvicinato a lui dal mio desiderio. Così che per merito suo anche la mia passione era purificata.
E invece di quelle sere mi restava solo il presente: quel corpo che mi camminava accanto, quei campi invasi dalla luce, quella luna violenta e remota. Il nostro amore così esplodeva senza più ritegni, protetto da quel totale presente, da quella dolcissima angoscia, e da quelle lacrime (di felicità?) che restavano negli occhi dopo l’inutile vittoria sul peccato.

Amado mio

«Ma io, amici, non ho il senso del buco, dissi entrando nello spavento generale, siete in errore. (…) Non ho il senso del buco, a tre anni cominciò il famoso ciclo di sogni in cui mi trovavo dentro un cunicolo scavato in un monte: era spaventoso. A tredici anni cominciai a sognare di donne, ma il buco non l’avevano: il loro ventre era di pietra. (…) Io ho amato una volta sola, ma non si trattava di una donna: io non ho il senso del buco, il buco è tabù, c’è davanti la mano di Dio. Ho amato, ma non era una donna… (…) Era un puledro.»

3. BESTEMMIA

Pasolini e MoraviaSotto quest’unica parola si raccolgono i quattro volumi di poesie composte da Pasolini e suddivise in più di venti raccolte. Alcune davvero grandissime tanto da persuadermi che Pasolini sia stato soprattutto un sommo poeta (e non solo civile come voleva Moravia). Impossibile selezionare qualche poesia più significativa, anche perché sono perlopiù poemi piuttosto complessi, mi limiterò a citare solo un paio di epigrammi tratti da “La religione del mio tempo”, uno sul nostro Paese, che sembra scritto ieri, e un altro sui letterati, alla faccia dei tanto decantati cenacoli dell’epoca. Perché il Pasolini più irresistibile rimane quello che fustiga senza pietà!

Alla mia nazione

Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico,
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
che il tuo male è tutto il male: colpa di ogni male.
Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.

Ai letterati contemporanei

Vi vedo: esistete, continuiamo a essere amici,
felici di vederci e salutarci, in qualche caffè,
nelle case delle ironiche signore romane…
Ma i nostri saluti, i sorrisi, le comuni passioni,
sono atti di una terra di nessuno: una… waste land,
per voi: un margine, per me, tra una storia e l’altra.
Non possiamo più realmente essere d’accordo: ne tremo,
ma è in noi che il mondo è nemico al mondo.

4. POESIA IN FORMA DI ROSA

Pasolini e la madreMi è impossibile non citare Supplica a mia madre, in dittici baciati, nella raccolta “Poesia in forma di rosa”, in cui Pasolini esprime la sua lacerazione interiore tra l’amore assoluto per la madre, che lo condanna alla “solitudine” e alla “schiavitù”, e quello per i “corpi senz’anima”, che gli fa sentire tutto il peso dell’esclusione e della diversità. Conflitto insanabile, che ha portato il poeta a incontrare la sua morte e la madre a sopravvivergli; destino atroce dopo averlo già fatto con l’altro figlio.

Supplica a mia madre

È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima di ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò che è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore dei corpi senz’anima.

Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu,
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:

ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.

Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.

Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.

Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…

5. UNA FORZA DEL PASSATO

BestemmiaProfeta e insieme primitivo, capace di intuire sviluppi quasi “futuribili” e al contempo di rifugiarsi in un mondo arcaico fuori dalla Storia, infaticabile sperimentatore di nuovi linguaggi e al contempo accanito ricercatore di una sacralità primordiale, sostenitore illuminato di un progresso sociale e politico e al contempo fustigatore impietoso di uno sviluppo consumistico, di questo e di altro parlerò con Enzo De Camillis nel presentare il suo film “Un intellettuale in borgata”, sabato 31 alle ore 19 in via Selinunte 57, al Quadraro sulla Tuscolana, cui siete tutti invitati, per omaggiare anche quella borgata troppo amata da Pasolini come dicono le sue stesse parole:

Io sono una forza del Passato.
Solo nella tradizione è il mio amore.
Vengo dai ruderi, dalle chiese,
dalle pale d’altare, dai borghi
abbandonati sugli Appennini o le Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli.
Giro per la Tuscolana come un pazzo,
per l’Appia come un cane senza padrone.
O guardo i crepuscoli, le mattine
su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,
come i primi atti della Dopostoria,
cui io assisto, per privilegio d’anagrafe,
dall’orlo estremo di qualche età
sepolta. Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.
E io, feto adulto, mi aggiro
più moderno di ogni moderno
a cercare fratelli che non sono più.

Visioni e simboli della sessualità

6. LA STRAGE DEGLI INNOCENTI

La strage degli innocentiIo non so dire quale per me sia il più bel film di Pasolini, ma so dire con certezza quale per me sia la sua più bella sequenza: la strage degli innocenti da Il Vangelo secondo Matteo. Lì dentro c’è tutto il suo cinema. I primi piani sui volti arcaici tanto ricercati da Pasolini nel Terzo Mondo, i campi lunghi sui sassi di Matera dove egli aveva ravvisato una Palestina autentica, assai più che in Terra Santa, le zoomate improvvise sul groviglio di mantelli, pugnali, fantocci nel caos dello scempio, l’esplodere della musica “sacra” di Bach a contrasto con la violenza del massacro, i versetti finali dal Vangelo declamati con solennità sui corpicini esanimi degli infanti. Pasolini era un autodidatta ma ha rifondato un linguaggio anche nel cinema, tanto da considerarlo una vera e propria lingua.

la strage degli innocenti pasolini – Cerca con Google

 7. BESTIA DA STILE

Bestia da stileNel marzo del 1966 a Pasolini venne una bella emorragia per un’ulcera duodenale. Mi direte, ora bisogna commemorare pure l’ulcera? No, l’ulcera nella sua essenza no. Ma nella sua conseguenza assai. Costretto un mese in ospedale buttò giù il progetto di tutte e sei le tragedie che compongono il suo teatro, per poi svilupparle nei mesi successivi. Opere estremamente allegoriche che rappresentano le molteplici coercizioni del potere sull’individuo, messe in scena nel tempo da grandi registi sotto diverse forme. Bestia da stile è quella più autobiografica, in cui si celebra il doppio fallimento, della rivoluzione (nella figura dell’arso vivo Jan Palach) e della poesia (nella figura del poeta incapace di incidere sul potere anche con il suo stile).

JAN

Io sono nella mia conoscenza.
Sono nella congiuntura fortunata
in cui Ragione e Saggezza stanno insieme.
Sono nutrito dal mio colloquio col mio popolo.
Ho le spalle sicure, con dietro il suo sorriso.
Perciò non mi nego alle critiche
E alle scandalose contestazioni!
In tanta luce la loro ombra è rassicurante.
La mia lotta di poeta contro la Follia
dei poeti dell’Occidente, la loro oscura intimità,
la loro fuga dentro i propri figliali segreti,
è fatta, sì, in nome della Ragione:
ma, ripeto, questa Ragione sta insieme alla Saggezza.
Mi è perciò ben chiara
la differenza di natura
tra la mia Eresia e l’Ortodossia
che criticamente accetto.
Anzi, la coscienza di questo dramma è la mia poesia!
Ciò che avviene qui
in quest’anima, al centro di Praga,
è indice di ciò che avviene nel mondo.
Sicché posso essere, sia pur dolcemente, spietato
come è sempre chi agisce secondo Realtà.

8. SCRITTI CORSARI

Pasolini corsaro: gli articoli pubblicati su varie testate tra il ’73 e il ’75 in merito al potere dello Stato sulla Chiesa, alla crisi della religione, alla fine della culture subalterne, alla massificazione dei consumi, alle stragi di Stato, alla “miseria” della contestazione e naturalmente all’assenza di memoria.

Un Paese senza memoria

Scritti corsariNoi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo ricordi, frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni.
Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono portatori di veleni antichi, di metastasi invincibili, imparerebbe che questo è un Paese speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale.

9. LETTERE LUTERANE

Pasolini luterano: gli ultimi articoli del ’75 ancora più caustici e violenti in cui egli porta all’estremo il suo rigetto per la Storia, radicalizza il suo rimpianto per il Mito, sferza i suoi strali contro il vuoto della cultura creato dal Potere e soprattutto accusa la Dc di aver creato una spaccatura tra il «Paese» e il «Palazzo», invocando un processo per condannare la corruzione, gli scandali e le stragi di Stato.

Il Processo

Lettere luteraneDunque: indegnità, disprezzo per i cittadini, manipolazione di denaro pubblico, intrallazzo con i petrolieri, con gli industriali, con i banchieri, connivenza con la mafia, alto tradimento in favore di una nazione straniera, collaborazione con la Cia, uso illecito di enti come il Sid, responsabilità nelle stragi di Milano, Brescia e Bologna (almeno in quanto colpevole incapacità di punirne gli esecutori), distruzione paesaggistica e urbanistica dell’Italia, responsabilità della degradazione antropologica degli italiani (responsabilità, questa, aggravata dalla sua totale inconsapevolezza), responsabilità della condizione, come si usa dire, paurosa, delle scuole, degli ospedali e di ogni opera pubblica primaria, responsabilità dell’abbandono «selvaggio» delle campagne, responsabilità dell’esplosione «selvaggia» della cultura di massa e dei mass-media, responsabilità della stupidità delittuosa della televisione, responsabilità del decadimento della Chiesa, e infine, oltre tutto il resto, magari anche distribuzione borbonica di cariche pubbliche di adulatori.
Ecco l’elenco «morale» dei reati commessi da coloro che hanno governato l’Italia negli ultimi trent’anni, e specie negli ultimi dieci: reati che dovrebbero trascinare almeno una dozzina di democristiani sul banco degli imputati, in un regolare processo penale, simile, per la precisione, a quello celebrato contro Papadopulos e gli altri Colonnelli.

10. PETROLIO

L’ultima parola naturalmente a Pasolini, non ai pasolinisti, e a quell’ultimo romanzo cui stava lavorando prima di morire, e che a sua detta l’avrebbe impegnato per tutta la vita. Un coacervo di progetti, misteri, appunti, visioni, caratterizzato da una pluralità di generi e di modelli, da una diversità di stili e di registri, che non finisce mai di offrire nuove interpretazioni ogni volta che lo si rilegge. Una storia incentrata sul tema del doppio, dell’ossessionedell’identità, della frantumazione, della metamorfosi, del senso di possedere e dell’essere posseduti. Concludo dunque il mio omaggio con questa immagine sospesa e incisiva in cui si fronteggiano Demoni e Dei su quello stesso prato in cui si sono consumate dissolutezze e sparizioni.

Il pratone della Casilina
PetrolioMa insieme a questi Dei, quasi in sacra combutta per quella nottata, si sentiva anche la presenza di Dei sotterranei, di Demoni: era chiaro; quella notte così profondamente penetrata dall’odore dell’erba secca e del finocchio, così radicata a una luce lunare che sembrava inesauribile, caduta lì dal cielo per fondarvi una notte estiva e eterna, era demoniaca: ma non si trattava affatto di Demoni appartenenti a un Inferno dove si scontano condanne, ma semplicemente appartenenti agli Inferi, là dove si finisce tutti. Insomma, poveri Dei, che se ne andavano in giro lasciando dietro a sé il loro odore di cani, astuti e rozzi, sinistri e camerateschi, usciti dai loro simulacri di tufo, oppure di legno divorato dal sole e dalla pioggia, rendendo funebre l’intero mondo notturno, e il cosmo. Senza però né lutto, né dolore: poiché nell’essere funebre consisteva l’odorosa, silente, bianca, e perdutamente quieta e felice, forma della città notturna, dei prati, del cielo.

La dimensione simbolica del corpo

11. I DANNI DEL PASOLINISMO!

Salò e le 120 giornate di SodomaMuccino scrive su facebook che Pasolini era un “non” regista, che usava la macchina da presa in modo amatoriale, senza stile, aprendo le porte a quell’illusione che il regista fosse una figura accessibile a chiunque, intercambiabile e improvvisabile, promuovendo così un anti-cinema in senso estetico e narrativo in anni in cui il cinema italiano era cosa altissima e faceva da scuola di poetica e racconto in tutto il mondo.

Aggiunge anche che da lì il cinema italiano morì in pochissimi anni con una lunga serie di registi improvvisati che scambiarono il cinema per qualcos’altro, si misero in conflitto con i Maestri che il cinema lo avevano nutrito per decenni, demolirono la necessità da parte del cinema di essere un’arte popolare e lo privarono di un’eredità importante che ci portò a essere da seconda industria cinematografica più grande del mondo a una delle più invisibili.
(Però, pensa quanto casino ha combinato Pasolini quando si è messo in testa di fare cinema, vai a sapere alle volte!)
In risposta a Muccino in poche ore si scatena su facebook un vero e proprio linciaggio verbale a suon di attacchi, critiche, insulti, calunnie di vario tipo con una rabbia e una violenza inverosimili contro chi aveva osato profanare il Vate, il Maestro, il Modello inoppugnabile e incontrovertibile, al punto da costringere lo stesso Muccino a chiudere il suo profilo facebook, non prima però, badate bene, di aver ricambiato gli affondi ingiuriosi con non meno apodittiche sentenze, tacciando i suoi aggressori di attacco alla libertà d’espressione, di conformismo intellettuale e di fascismo applicato.
Ora, domineddio, Pasolini è morto da quarant’anni e delle sue spoglie sarà rimasta solo polvere per cui non può nemmeno rivoltarsi nella tomba, ma soprattutto non può resuscitare per sommergere sia adulatori che denigratori con quella stessa veemenza, precisione e acuzie con cui elaborava le proprie idee nel pieno rispetto di quelle altrui.
Perché lo scempio che si sta facendo oggi su Pasolini, per lui o contro di lui, è l’esatta antitesi di quello che era la sua natura, la sua eleganza, la sua posatezza. Se mi passate la metafora ornitologica è come accanirsi sul raffinato canto di una cinciallegra facendola a pezzi a colpi di mannaia.

12. IL POVERO PASOLO

Povero PasoloIl povero Pasolo
sotto terra da anni
sta come un moccolo
a far conta dei danni.

Per tutti coloro
che urlano in coro:
– Oh che vate assoluto!
– Oh che inutil rifiuto!

Sia Evviva che Abbasso
ne fan solo un bottino
scatenando un fracasso
se poi arriva Muccino!

– Diventare un modello?
Mi tocca anche quello?
Sbandierar verità?
Ma che assurdità!

Così il Pasolo afflitto
non ce la fa proprio più
ma non si dà per sconfitto
e aspetta tutti laggiù!

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